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Il Concerto Perosiano del Coro di Subiaco del 28 maggio 2022 sarà sicuramente ricordato come un evento storico per il coro, per gli amanti della musica, per la comunità sublacense e per tutti coloro che vi hanno partecipato.

Il concerto, diretto dal Maestro Stefano Quaresima,  può essere annoverato come il primo evento in assoluto svoltosi nell'ambito delle celebrazioni dei 150 anni dalla nascita di don Lorenzo Perosi. Alla presenza dell'Abate dei Monasteri Sublacensi e del Sindaco di Subiaco il coro ha eseguito Dixit Dominus, Nisi Dominus, Laudate Pueri, Magnificat concludendo il concerto con l'esecuzione completa della famosissima Missa Secunda Pontificalis a tre voci miste scritta dal Perosi nel 1892.

Il Concerto è stato preceduto da una tavola rotonda di introduzione e illustrazione della figura di Lorenzo Perosi e della sua importanza della punto di vista della storia della musica e in particolare della musica sacra.

La tavola rotonda, introdotta del Presidente del Coro Alberto Foppoli, ha visto l'intervento di Dom Fabrizio Messina Cicchetti OSB, Direttore della Biblioteca di Santa Scolastica e del Maestro Fernando Stefanucci, Direttore artistico del Coro di Subiaco.

		
	

 

Riportiamo il testo integrale dell'intervento di Dom Fabrizio Cicchetti.

Perosi, prete musicista.
Breve introduzione al concerto
D. Fabrizio Messina Cicchetti OSB
Direttore della Biblioteca
Subiaco 28 maggio 2022

Quando mi è stato chiesto questo breve intervento in apertura del concerto in occasione dei 150 anni dalla nascita di Mons. Lorenzo Perosi (1872-1954), non ho colto subito il legame che potessi avere io con questo personaggio. Pur apprezzandone, infatti, lo stile e il gusto, non avevo idea da dove cominciare. La letteratura a riguardo è robusta, scritta per lo più da studiosi di storia della musica, da musicologi, da esperti insomma che in modo più o meno approfondito parlano del Perosi musicista, del Perosi compositore e direttore.
Direi che l’uomo, il prete Perosi emerge più dalle foto che dalle considerazioni, scritte o dette, nella maggior parte dei casi e se non fosse proprio per le foto e per quell’appellativo di “monsignore”  spesso associato al suo nome, non tutti
ricorderebbero che Perosi era, appunto, un prete. Qualcuno potrebbe obiettare che, invece, la produzione musicale di stampo “sacro” tradirebbe, per così dire, il suo essere prete. Ma, come invece sanno bene anche i non addetti ai lavori come me, la produzione sacra, ad uso liturgico-cerimoniale e non, era un topos nella produzione musicale nei secoli precedenti, per tutto l’Ottocento e in buona parte del Novecento.
Perosi è certamente da leggere all’interno del tempo in cui vive, è figlio del suo tempo. Musicista e prete, o meglio, prete musicista che fa sue le istanze dell’impronta riformista che Pio X dà alla Chiesa, riforma che, a proposito del canto nella liturgia,
potremmo sintetizzare così: non una musica di abbellimento, ma un canto che esprima la profondità e l’intensità dei testi eucologici che riecheggiano di Scrittura e di Padri. Ecco che da coloro che hanno aderito a questa riforma, che sono stati vicini al movimento ceciliano, che hanno guidato, più o meno consapevolmente, a una maggiore presa di coscienza del ruolo del canto e della musica nella liturgia, emerge la volontà di rivalutare la tradizione gregoriana e quella di Giovanni Pierluigi da Palestrina (†1594) e di ridare, quindi, al canto lo spessore della Parola e alla Parola il tramite oltremodo utile di un codice espressivo quale la musica che in Perosi mi pare di poter dire assommi la sintesi di stili diversi dislocati nel tempo.
Emerge, possiamo dirlo con forza, il prete, il conoscitore di teologia e di Sacra Scrittura, l’uomo che celebra i divini misteri e che si ritrova a proprio agio in quel fiume di tradizione che lo porta soprattutto a meditare, a far proprio il messaggio
evangelico che riceve e propone a sua volta.

Un uomo, Perosi, la cui esperienza religiosa corre sovente ad abbeverarsi alle fonti grazie agli ambienti benedettini che era solito frequentare, a monaci con cui ha intrattenuto relazioni epistolari, come il caso dell’Abate Bonifacio Krug (†1909) che al Perosi si rannoda per la stessa sensibilità scritturistica e liturgica delle sue composizioni  e che, nella Montecassino di fine Ottocento insieme all’Abate Ambrogio Amelli (†1933) aveva più volte goduto dell’amicizia e della frequentazione di Perosi come pure di Licinio Refice (†1955).
Pio X con la Inter pastoralis officii sollicitudines del 22 novembre 1903 ripristina l’uso del gregoriano nella liturgia, imponendo l’abbandono di ciò che di operistico e di scenico ci fosse nella musica e negli strumenti musicali. Un altro intervento autorevole del Pontefice lodava il rifacimento beuronese della Cripta di Montecassino con il breve pontificio Archicoenobium Casinense del 1913: canto, musica e arte decorativa. La sobrietà e l’eleganza dello stile monastico, espresso nel canto gregoriano, nell’arte e nell'architettura beuronese teorizzata nella ricerca del canone perfetto di D. Desiderius Lenz (†1928), raggiunge il cuore della Chiesa e del Perosi tanto da suscitare in lui profonde riflessioni. Perosi fa sue queste istanze e le traduce in altrettante riforme che segneranno profondamente la Cappella Musicale Pontificia, di cui sarà Direttore Perpetuo già dal 15 Dicembre del 1898 per volontà di papa Leone XIII.
Tutti conosciamo la familiarità che Perosi aveva con Subiaco per le volte che questa Abbazia l’ha visto ospite gradito e per il concerto tenuto in questa Cattedrale, il cui vivo ricordo è ancora ben impresso nella memoria del nostro D. Luigi Priori, di centouno anni compiuti, che ricorda di aver assistito a quel concerto del M° Perosi all’epoca in cui D. Luigi era chierico, il quale afferma: «La chiesa era gremita di persone, tanto che io e un mio compagno di chiericato non riuscimmo a prendere
posto. Così pensammo di salire dal chiostro romanico, attraverso un percorso a noi familiare, fino ai finestroni della chiesa. Ne aprimmo uno e partecipammo al concerto. Fu un’esperienza indimenticabile».
Speriamo che la ricerca tra le carte dei nostri archivi possa ripagare al più presto con il ritrovamento del componimento ispirato alla sequenza di Santa Scolastica, componimento di cui molti hanno scritto, e che il Perosi avrebbe composto qui
ma di cui a tutt’oggi non si ha riscontro.
In conclusione di questo breve intervento, per cui ringrazio il Presidente e l’Associazione corale “Città di Subiaco”, il 150° anniversario della nascita di mons. Lorenzo Perosi rappresenta un’occasione significativa per riscoprire la sua personalità attraverso le sue opere, da quelle più note alle altre, anche non propriamente di carattere sacro, ma che tuttavia esprimono la tensione interiore del Perosi. Non bisogna dimenticare, certo, che i componimenti del Perosi per la liturgia, poco si coniugano con le istanze e le prescrizioni liturgiche del nostro tempo. Ma non possiamo tacere l’importanza che ha per noi studiare e approfondire il Perosi e la sua produzione, che della riforma liturgica diventa un illuminato precursore. La sua sensibilità, i tratti salienti del suo animo d’artista profondamente religioso, potrebbero e dovrebbero diventare il modello mutatis mutandis della produzione canora e musicale odierna per la liturgia. Speriamo – giova sperarlo! – che ci siano persone creative che come Perosi vivano la liturgia e la fede tanto da poter comporre canti e musiche che la esprimano, uomini e donne creative che col Perosi possano asserire: “la fede è la mia vita!”.

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